architettura minimal

Architettura ed arredamento minimalista: le origini e le caratteristiche

La minimal art nasce nel 1965 come processo di enfatizzazione dell’anti-espressività, dell’impersonalità e della freddezza emozionale.
Le prime opere in materiale plastico richiamavo linee precise, che prescindevano dalla realtà esistente.
Questo movimento di rivoluzione ha successivamente interessato l’evoluzione di diversi ambiti: dal design vestiario, a quello accessorio, fino a pervadere come una forza astratta anche l’architettura e l’arredamento interno dei luoghi.

Quali sono le caratteristiche dell’architettura e dell’arredamento minimalista?

Ad oggi, l’architettura e l’arredamento animalista sono due punti fermi nella razionalizzazione degli spazi.
L’architettura minimalista possiede e dona forme precise e rassicuranti, sfruttando colonne dai sapori essenziali e spazi quadrati.
L’arredamento interno, che è stato poi re-interpretato in modo personale, premia una totale mancanza di accessori, riducendo al minimo gli spazi da sfruttare mediante composizioni geometriche.
Ciò che distingue questo stile rispetto agli altri è proprio racchiuso nel concetto di “essenziale”, “minimale”, allontanando l’immagine dell’arredamento interno degli anni ’50 che invece tendeva quasi al barocco.

Come si è evoluto il minimal in Italia?

Questo stile in Italia si è evoluto, riscuotendo sin da subito un successo straordinario: il senso di ordine dato dalla distribuzione capillare e ponderata del mobilio all’interno di una stanza è immenso, seppur nella limitazione dell’arredamento in termini di quantità.
Minimal è tutto ciò che possiede forme quadrate, rettangolari o circolari senza obiezioni.
Anche nei colori le scelte che sono state adottate, sono piuttosto precise: primeggiano i colori basici di bianco e nero, magari alternandosi all’interno di una stanza, senza eccedere.
I colori pastello riconosciuti e molto utilizzati negli anni ’50, sono stati superati dall’immensità offerta da pochi e piccolo sprazzi di luce e di ombre.

Dove viene utilizzato l’arredamento minimal oggi?

L’aredamento minimal ha acquisito col tempo una certa funzionalità, esulando dallo stile impersonale ed andando a ricoprire un ruolo fondamentale nell’arredamento interno di uffici, locali esposti al pubblico e stanze in condivisione dedicate al lavoro.
Questo è avvenuto perché all’interno di queste realtà, lo spazio ha un’importanza basilare e deve essere sfruttato pienamente per comunicare la forza aziendale e, allo stesso tempo, la professionalità che viene offerta all’utenza.

Come gli arredatori re-interpretano gli spazi

Gli arredatori di interni, nell’ambito di un ufficio, cercano di interpretare gli spazi in base alle esigenze aziendali, senza tralasciare lo stile minimale e la sua funzionalità.
Ed ecco che una libreria assume le tonalità offerte al nero, se deve contenerne volumi dalle forme pesanti e dai contenuti inficiabili; la scrivania si limita nella forma rettangolare con la parte frontale lucida ed i cassetti multifunzionali rivolti verso l’interno per contenere eventuali documenti; le sedie smettono di possedere un’imbottitura o la riducono del tutto, premiando invece linee quanto più possibile simmetriche.
I colori sgargianti vengono eliminati, ma sono possibili sprazzi di colore in alcuni dettagli, specialmente se questi devono focalizzare l’attenzione del cliente verso un messaggio o un logo che deve rimanere impresso.
In generale, insomma, l’arredamento minimale è finalizzato ad esprimere l’unico e degno messaggio che un professionista vuole esprimere: la sua capacità lavorativa che è in grado di offrire. Tutti gli accessori che non sono indispensabili (come quelli inerenti alla vita privata) vengono allontanati dal luogo di lavoro, mentre la laurea, il master ed i corsi di formazione brillantemente superati devono ricevere il giusto posizionamento all’interno dell’ufficio in questione.
Minimal è essenziale, perspicace e brillante.

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